LE SFIDE DEL PRESENTE: UMANO, INUMANO, POSTUMANO

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4 Gennaio 2021

“Oggi l’ Umano subisce una doppia frattura: l’irruzione dell’Inumano e l’emergere del Postumano sono i due fronti di una sfida mortale”, afferma Marco Revelli in Umano Inumano Postumano, Einaudi, 2020. In virus veritas. Mentre eravamo concentrati con gli occhi sul Mediterraneo per bloccare l’invasione dei migranti dall’Africa, un piccolissimo essere vivente ci ha colpiti alle spalle, anzi, ci ha invaso dal di dentro. E’ stata una feroce “capacità rivelativa delle catastrofi”. Esso ha messo a nudo i mali, i processi, colpe e carenze di una crisi di sistema ipercapitalista che aveva iniziato a scricchiolare nel 2008. Da poco si era concluso infatti il Novecento, secolo che aveva visto minacciare su due fronti il concetto di Umanesimo, da sempre presente nella storia dell’Occidente. L’Inumano era infatti apparso ad Auschwitz , in tutta la sua brutalità pianificata.

Aveva fatto irruzione improvvisa poi il Postumano con la rivoluzione tecnologica delle macchine intelligenti. La Disumanità, come previsto da Igino Giordani, in Disumanesimo, era entrata in scena ogni giorno attraverso Tv e altri mass media. «Siamo usciti dal secondo conflitto mondiale, ma non dallo spirito di distruzione»: così esordisce Igino Giordani nel prologo a Disumanesimo, scritto nel marzo del 1949. Malgrado la pace faticosamente riconquistata, infatti, Giordani denuncia profeticamente il pericolo di perdersi dietro alle utopie che pretendono di costruire il paradiso in terra, ma senza Dio, tentativo perciò destinato a naufragare nel più ignobile inferno. Richiamandosi all’agostiniana De civitate Dei, Disumanesimo rilegge la storia dell’umanità individuando tre “luoghi”: La città di Satana, città dell’irrazionalità, luogo “bestiale”, perché senza Dio -La città dell’uomo – in cui Giordani intravede uno spiraglio di superamento dell’odio e della barbarie -; La città di Dio – dove Dio torna al centro della storia e, per questo, l’uomo diviene la ragione e lo scopo di ogni azione civile e la politica è intesa come vocazione e servizio. Una lettura lucida e, insieme, appassionata di un’epoca cruciale della nostra storia.” (Cf. I. Giordani, Disumanesimo in www.cittanuova.it).

Revelli vede invece Disumanità oggi come Inumanita’, soprattutto in pratiche di respingimento di esseri umani nel Mediterraneo, che condannano migliaia di persone alla morte in mare senza salvataggio. Egli poi coglie, cosa che non poteva fare Giordani, morto nel 1980, il superamento della soglia tra Umano e Postumano. La tecnologia informatica e l’ Intelligenza Artificiale infatti, sono strumenti al servizio dell’uomo ma, alcune sue applicazioni possono inquietarci. La sfida del presente è mortale per Revelli. Il virus del disumano è ormai in circolazione dopo la Grande Guerra e Auschwitz. Ci troviamo oggi in un passaggio d’epoca come ai tempi del Leviatano di Thomas Hobbes, nel mondo sconvolto tra “non più “e “non ancora”. Lo pscoanalista Luigi Zoja descrive bene la situazione: “Dopo la morte di Dio la morte del prossimo è la scomparsa della seconda relazione fondamentale dell’uomo. L’uomo cade in una fondamentale solitudine. È un orfano senza precedenti nella storia. Lo è in senso verticale- è morto il suo Genitore Celeste- ma anche in senso orizzontale: è morto chi gli sta vicino. E’ orfano ovunque volgi lo sguardo. Circolarmente, questa è la conseguenza ma anche la causa del rifiutare gli occhi degli altri: in ogni società guardare i morti causa turbamento”. ( L.Zoja, La morte del prossimo, Einaudi, Torino 2009). In questo deserto la politica si fa sempre più biopolititica e necropolitica.

Ce lo segnala il virus che corre tra i corpi, continuamente in agguato. Ci troviamo così di frequente tra de-cedere e de-cidere, atto specifico della politica. Torniamo al bio-potere di Foucault, che restringe i nostri spazi di libertà in uno stato di eccezione, contrassegnato da continui Dpcm. La sua manifestazione più evidente è nelle sale di triage degli ospedali dove si decide in base a valutazioni somatiche relative allo stato dei corpi. Salvare con intubazione o lasciar morire. Siamo nel cuore della dimensione etica della Polis. Passiamo ora al secondo sfondamento, alle soglie del post-umano. Biotecnologie, ingegneria genetica, machine learning, cyborg, Intelligenza artificiale stanno riducendo il confine tra umano e post-umano. Siamo nell'”ominescenza”, dove l’umano si fa evanescente.L’uomo diventa capace di creare un altro uomo a sua immagine e somiglianza? Nel contempo l’uomo si scopre coniugato con la Natura e si fa più umile ed attento all’ equilibrio ecologico. Anche in questo senso positivo avanza il Post-umano come superamento dell’antropocentrismo del primo Umanesimo. Nel contempo si scopre circondato da manufatti da lui costruiti con “capacità cognitiva”. Ma sono macchine che ragionano o macchine che eseguono? Siamo in grado di fabbricare menti con un cervello della stessa struttura di quello umano? Oggi assistiamo a molte forme di ibridazione con corpi aperti a protesi di ogni tipo che ci pongono alla fine di un ordine vitruviano. Siamo al “tramonto dell’uomo” per Roberto Marchesini. Si apre una prospettiva post-umanista o di un secondo Umanesimo dopo 500 anni e questa terribile pandemia. Il segno della svolta, il cambio di paradigma arriva dal mondo religioso, dalla Laudato si’ di papa Francesco. L’uomo ha compreso finalmente che viene dalla terra e che vive di acqua, aria, natura che geme e protesta. È ora di una svolta ecologica integrale a favore di tutti gli uomini, a partire dai più poveri, gli scartati. Serve allora un “di più ” di Umanesimo nel Terzo Millennio.

Una Humanitas capace di prendersi cura di ogni uomo, piante, animali, clima, pianeta, universo. È questa la strada per restare umani dopo i due sfondamenti anzidetti. È l’uomo abitante della Terra Patria di E. Morin. È il fratello universale, uomo-mondo di Chiara Lubich, capace di una rivoluzione culturale e di un patto educativo globale. Anche per Jesus Moran, copresidente del Movimento dei Focolari, l’uomo ha tre sfide da affrontare, che può vincere. Un noi poliedrico capace di dialogo nella cultura dell’incontro  può togliere milioni di persone da condizioni sub-umane e combattere la tendenza alla omologazione. Per questo bisogna creare spazi di personalizzazione del noi conservando la soggettività delle singole persone. La prima sfida è quella del trans-globale, in un contesto di post globalizzazione di vera comunione per uomini-mondo. La seconda è quella antropologica del post-umano con al centro la nuova cultura capace di contenere le differenze. La terza è quella del sub-umano con la lotta contro le disuguaglianze per portare ad una vita dignitosa masse di poveri in condizioni sub-umane. Siamo un corpo sociale ferito, bisognoso di cura. La politica della cura del corpo sociale ha trovato anche il suo manifesto: l’enciclica Fratelli tutti. Si tratta di una sfida per noi tutti, vivere la fraternità universale come un programma di vita, come già indicato da decenni da Chiara Lubich. Una Luce in un momento oscuro della storia umana per inaugurare il nuovo Umanesimo come costruzione pratica, viva, al servizio di una nuova umanità.

Silvio Minnetti da Città Nuova