Padre Sorge: una fede spesa in politica

press
3 Novembre 2020

Protagonista della “Primavera di Palermo”, “sacerdote politico” sempre sorridente ma teso a ridare un’anima alla politica, lascia ai giovani una ricca eredità di pensiero, valori ed esperienze

È morto il 2 novembre Bartolomeo Sorge, il gesuita che ha sfidato la mafia. Aveva 91 anni. È stato direttore de La Civiltà cattolica. Teologo e politologo, grande esperto della Dottrina sociale della Chiesa, è stato «Intellettuale raffinato che ha profuso in Sicilia grande impegno per la legalità» (Nello Musumeci, Presidente Regione Sicilia).

Nella relazione al Convegno della Chiesa italiana Evangelizzazione e promozione umana del 1976, prevedendo la fine della Democrazia cristiana, indicava le modalità di un nuovo modo di presenza politica dei cattolici in Italia. Voce profetica, amico di Paolo VI, ha accompagnato la ricezione del Concilio Vaticano II.

Una fede spesa nella politica. Protagonista della “Primavera di Palermo”, guida carismatica dal 1985 al 1996 dell’istituto di formazione politica Pedro Arrupe con Ennio Pintacuda, si è spento il “sacerdote politico” sempre sorridente.

Grande oratore, dava molta importanza alla contemplazione e alla lettura dei giornali, anche internazionali. Un contempl-attivo insomma, che ha guidato il riscatto etico di Palermo dalla mafia attraverso l’impegno sociale.

Icona del Rinascimento di Palermo, raccontava: «La mia emozione più grande, la catena umana a Palermo dopo le stragi». E ancora: «La mafia mi voleva uccidere, ma non c’è riuscita. Ho avuto per 7 anni la scorta. Il mio capo scorta Agostino Catalano è saltato in aria con Borsellino. Si era offerto perché mancava personale».

Promuove l’impegno dei cattolici in politica e fonda a Palermo il movimento Una città per l’uomo. Mattarella ha affermato: «Lascia ai giovani una ricca eredità di pensiero, valori, esperienze». Il sindaco Orlando riconosce il rinnovamento del fare politica, non più legato ad un approccio ideologico quanto improntato ad una visione di sviluppo della comunità nel più ampio contesto globale.

Nell’ ultimo articolo per Civiltà Cattolica ha profeticamente avvertito la necessità di un Sinodo per la Chiesa italiana. Nell’ ultimo libro-intervista con Chiara Tintori – Perché il populismo fa male al popolo. Le deviazioni della democrazia e l’antidoto del popolarismo –, Sorge ha criticato il dibattito politico tutto incentrato sulla demolizione dell’avversario trasformato in un nemico.

Si è detto fedele all’appello “Ai liberi e forti” di Luigi Sturzo. I punti essenziali della sua intuizione politica rimangono validi: ispirazione religiosa, laicità, primato del bene comune, riformismo. Critica i populisti per la convinzione che la maggioranza parlamentare si identifichi con il popolo intero, per l’imbarbarimento culturale avvelenando la società italiana con odio, egoismo, discriminazione degli immigrati, razzismo, xenofobia. È urgente ridare un’anima alla politica aiutando la democrazia a ritrovare una fondazione etica. La stessa Chiesa deve assumersi le sue responsabilità riflettendo su come ha affrontato nella Seconda Repubblica il rapporto tra politica e vita ecclesiale.

Il popolarismo è importante per credenti e non, come riformismo, umanesimo trascendente mediato da scelte laiche, condivisibili da tutti gli uomini di buona volontà. Un pensiero molto vicino a quello di Chiara Lubich, per un incontro tra diversi per crescere in una unità sempre maggiore nel pieno rispetto delle identità. Il dialogo, necessario tra i partiti per realizzare “una buona politica”, richiede il superamento di ogni rigido confessionalismo non soltanto religioso ma anche ideologico. In altri termini il superamento del fossato tra partiti laici e “partito dei cattolici”.

Sorge, infine, invocava un riformismo coraggioso, basato su serie analisi economiche e sociali, un’area popolare democratica aperta a tutti i democratici e al civismo, una vera destra europeista e liberale, l’amicizia sociale, come papa Francesco, per collaborare con partner politici di diverso orientamento culturale.

di Silvio Minnetti da Città Nuova