Pensiero critico e passione civile per l’Italia

press
22 Maggio 2021

Politica della cura, idee nuove, gentilezza e coraggio per trasformare l’Italia. La pratica costante di una cittadinanza consapevole, la sorveglianza critica del potere, la riforma dei partiti cambieranno il modo di fare politica in un Paese in declino da un quarto di secolo.

La politica è chiamata oggi a prendersi cura delle ferite dell’umanità, dopo la crisi del sistema economico-finanziario del 2008 e la pandemia del 2020. Occorre pertanto affrontare la dura realtà di milioni di morti e di poveri con coraggio e realismo, assumendoci la responsabilità delle nostre azioni, di una piena fioritura umana dopo l’edonismo, il narcisismo ed il delirio di onnipotenza degli ultimi quarant’anni.

Passione civile, buona politica e idee nuove possono proiettarci verso un mondo diverso e migliore, in questo secolo che rischia di essere breve come il precedente, al netto delle sue catastrofi. Non sarà facile contrastare le forme opache del potere, le gravi disuguaglianze strutturali, teorie economiche e ideologie smentite dai fatti, ma con coraggio dobbiamo avviare una gentile e pacifica” sovversione” civile dal basso.

La pratica costante di una cittadinanza consapevole, la sorveglianza critica del potere, la riforma dei partiti cambieranno il modo di fare politica in un Paese in declino da un quarto di secolo, grazie anche alle enormi risorse eccezionalmente messe a disposizione dall’Unione europea con il Pnnr. Politici, burocrati, cittadini, un forte Noi nazionale, cambieranno il modo di esercitare il potere.

Per Gianrico Carofiglio serviranno gentilezza e coraggio. La prima come metodo efficace per risolvere i conflitti, il secondo come virtù civile necessaria per generare un cambiamento. In altre parole pensiero critico e cittadinanza attiva ponendo domande imbarazzanti a chi esercita il potere. Occorre infatti controllare le asserzioni dei governanti rendendo visibile ogni centro di potere più o meno occulto.

Ovviamente, in un Paese democratico, è necessaria la tolleranza dell’errore e la possibilità di porvi rimedio in una situazione di incertezza e di complessità del reale. Sono le democrazie illiberali e le dittature propense invece ad imporre rigidi protocolli di comportamento ed un pensiero unico per affrontare la realtà con poca libertà ed intelligenza del futuro (G. Carofiglio, Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose, Feltrinelli, Milano 2020).

Gentilezza è capacità di porre domande ben concepite, cedevolezza per trovare nel conflitto possibili soluzioni condivise. In tal modo possiamo disinnescare le semplificazioni e l’autoritarismo sottostante. La gentilezza è un modo di attraversare il conflitto con fraternità, con accettazione incondizionata della pari dignità dell’altro, diverso da me e libero in una comunità di destino.

Occorre entrare in un vero dialogo con l’avversario, mai un nemico, svuotando noi stessi di ogni pregiudizio, preconcetti e sovrastrutture. Introduciamo in politica quello che viene definito ascolto attivo, come ad esempio i laboratori parlamentari del Mppu Italia, mettendo a tacere l’ego. Usciamo da schemi, frasi fatte, semplificazioni manipolatorie della propaganda. Serve un pensiero divergente per avvicinarsi alla verità.

Un vero politico deve saper ascoltare, deve uscire da vanità e ricerca ossessiva di consenso, anche per evitare colossali errori di valutazione e sconfitte politiche, generate da stupidità. Abbiamo visto troppi populismi della incompetenza ormai. È arrivato il momento di riconoscere le fallacie dei nostri ragionamenti per entrare in discussioni ragionevoli oltre gli insopportabili liti da talk show.

Servono anche umorismo e autoironia per affrontare in modo intelligente e leggero la dura realtà della vita. La politica deve ritrovare allegria, sorrisi per attrarre i giovani in particolare.

È ora di introdurre in Italia una vera politica della cura per sanare e trasformare il Paese. Essa è, innanzitutto, quella che si prende a cuore la qualità della vita e della democrazia. Pertanto deve ritrovare l’attenzione per le cose davvero importanti.

Si tratta infatti di avere cura di sé, degli altri, delle istituzioni, della natura nella quale siamo immersi. Senza cura, lo sappiamo bene, non può esserci una vita veramente buona per gli esseri umani. Il problema è che la cultura dominante dagli anni Ottanta non è fondata sul prendersi cura, ma sulla competizione sfrenata tra individui isolati. In tal modo la politica ha perso la sua funzione di promozione di attività che nutrono la vita, che sanano le ferite del corpo sociale, che edificano mondi vitali per persone in buone relazioni sociali. Occorre pertanto ripensare il pensiero e introdurre la politica della cura.

Silvio Minnetti

da  Città Nuova