Il nuovo ruolo del Terzo settore, l’esempio di Macerata
Terzo settore e coprogettazione sociale con l’ente locale. Accade a Macerata dove si è costituita l’Assemblea delle libere forme associative
L’Assemblea delle libere forme associative è un organo consultivo di circa 200 piccole associazioni di volontariato, previsto dallo Statuto del Comune di Macerata. Ora, con la Riforma del Terzo settore, sta avviando presso il Centro interdipartimentale per il Terzo settore ed economia civile dell’Università di Macerata, tavoli di coprogettazione previsti dall’art.55 della Riforma.
La Corte Costituzionale ha rafforzato la previsione legislativa con la recente sentenza n. 131, che riconosce il diritto degli Enti del Terzo settore di sedere a tavoli inter istituzionali per affrontare, in ottica pluriennale ed intergenerazionale, i complessi problemi della comunità: povertà, anziani soli, giovani senza lavoro, disabilità, fragilità ed esclusione sociale. Si tratta della concretizzazione della sussidiarietà orizzontale.
Coesione, unità, partecipazione. Questa la road map del volontariato a Macerata come in tutta Italia, dopo la pandemia.
Non è possibile tornare al tempo prima del Covid, neanche per il volontariato. Dobbiamo ricostruire il futuro su basi di fiducia, solidarietà, senso civico, altruismo, processo selettivo di cambiamenti nei comportamenti di persone, organizzazioni, vita nelle città.
Povertà, comunità, reti da costruire al vertice dei pensieri del Terzo settore. Una intelligente collaborazione tra primo, secondo e terzo settore ci salverà attivando la responsabilità di ogni singolo cittadino. Si tratta di «autonoma iniziativa di cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà», ruolo previsto da art.118 della Costituzione. Tutto in collaborazione con le istituzioni e le imprese per la definizione di politiche locali.
Le fondazioni di origine bancaria, in questo contesto, devono sempre più sostenere tale impegno continuativo degli enti del Terzo settore e di istituzioni pubbliche e meno progetti volatili. L’art.55 del D.lgs 117 del 2017 stabilisce che le amministrazioni pubbliche assicurano il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo Settore attraverso forme di co-progettazione, non solo nella programmazione di ambito sociale ma in tutti i campi di interesse generale. Enormi sono le potenzialità di partecipazione nella definizione di piani ambientali, sanitari, culturali, di inclusione di soggetti fragili. Impellente è il bisogno di favorire connessioni e alleanze con i soggetti dei diversi mondi per ascoltare le ferite della città e attivare progettualità comuni. E’ ora di silenziare l’individualismo per declinare il pensiero al plurale del noi. Lo stesso volontariato deve ripensare se stesso. Nella società del rischio occorrono creatività, umanità, valore per affrontare il cambiamento sociologico ed antropologico. Il volontariato deve essere visto come un compagno di viaggio da istituzioni, imprese, professionisti, come un forte movimento civico per la promozione dei beni comuni: acqua, scuola, salute pubblica, cultura, welfare, ambiente, mobilità sostenibile, connettività, arte. Va superato, ad esempio, il modello delle case di riposo con il cohousing e con la medicina di prossimità.
Il Paese poi è ostaggio della crisi dal 2008, è spaccato tra Nord e Sud, registra enormi disuguaglianze: urgono riforme strutturali con l’occasione storica dei 209 miliardi Ue per Next generation UE.
Va valorizzato il non profit per un welfare comunitario e generativo. La mancanza di lavoro, il rischio di rivolte sociali inducono a suggerire aiuti dello Stato al Terzo settore come pilastro della tenuta sociale del sistema. I bisognosi, ad esempio, dovranno essere intercettati direttamente in strada o a casa.
Dobbiamo raggiungere il primo obiettivo dell’Agenda ONU 2030: sconfiggere la povertà.
Siamo chiamati a sperimentare nuove modalità della prossimità: esserci, reagire, resistere, approssimarsi, cooperare, connettersi, apprendere per curare le nostre relazioni. Dobbiamo ripensare i luoghi di aggregazione, rilanciare la partecipazione civica in presenza e a distanza, promuovere lo scambio intergenerazionale nella vita delle associazioni. In fondo è l ‘arte di fare rete e di attuare il patto tra volontari e Comuni per lottare contro insicurezza, degrado e esclusione. Si devono vedere le associazioni in strada per rigenerare i quartieri, promuovere momenti di convivialità, fare innovazione sociale, animare gruppi di ascolto e condizione durante la pandemia. Il Terzo settore ha innovato velocemente i servizi con soluzioni alternative: spesa a domicilio, didattica a distanza, supporto e aiuto telefonico e concerti virtuali. Una lezione di resilienza e flessibilità, di creatività e solidarietà.
Silvio Minnetti da Città Nuova