Torino ha inserito la fraternità nel proprio statuto
L’11 aprile 2016 va registrato come una data storica per la città di Torino! Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, prima di una nuova tornata amministrativa, è stato approvato all’unanimità un comma che modifica lo Statuto comunale, introducendovi il principio di fraternità come fondante per l’agire politico della città!
Il Consiglio Comunale delibera di “promuovere il valore della fraternità quale condizione dell’agire politico, nella condivisa consapevolezza che la diversità è una ricchezza e che ogni persona eletta in Consiglio Comunale è soggetto a cui riconoscere pari dignità e rispetto ed è quindi chiamata ad anteporre il bene della propria comunità agli interessi di parte, sia personali, che di gruppo e di partito”.
E’ il risultato di anni di lavoro e di convegni, ma soprattutto di rapporti e di una nascosta tessitura di ponti, che tanti del Movimento Politico per l’Unità del Piemonte hanno cercato di costruire ed incoraggiare tra le diverse realtà politiche che siedono in Consiglio. Un risultato che oggi ci fa pensare che anche Chiara, che divenendone cittadina onoraria aveva augurato a Torino di diventare “Capitale della Fraternità”, dal Cielo abbia gioito di questo tassello che si inserisce in quel programma così ardito che ci aveva lasciato.
Alcuni di noi hanno seguito la seduta direttamente dalla tribuna della “Sala rossa” e, nell’attesa, abbiamo potuto constatare, paradossalmente, quanto stridesse ciò che si sarebbe andato da lì a poco a votare con quello a cui stavamo assistendo. La votazione infatti è continuata a slittare per tutto il pomeriggio per la grande difficoltà di maggioranza e opposizione di trovare un punto di convergenza comune su altri provvedimenti in discussione.
Potete immaginare la nostra sorpresa quando un consigliere ha chiesto, per superare l’empasse che si stava creando, di passare al voto sulla fraternità, “perché su quello siamo tutti d’accordo”. La fraternità quindi era diventata la scusa per interrompere la contesa!
Così si è votato, in un’atmosfera di quiete quasi inverosimile, e la fraternità è diventata principio fondamentale all’unanimità, 30 voti su 30 votanti, di tutti i gruppi politici del Consiglio. Risultato umanamente impensabile nel clima già acceso della campagna per le prossime amministrative! Proprio per evitare il rischio di interventi strumentali su questo punto, capigruppo hanno concordato di dare la parola al riguardo ad una sola consigliera che, dopo diversi mandati, ha deciso di non ricandidarsi. Costei, tra la forte soddisfazione per quanto stava accadendo, ha sottolineato la necessità di mantenere attenzione l’attenzione d’ora in avanti su quanto si stava votando. E poi fuori dalla sala ci ribadiva: “Ora bisogna dargli gambe. Noi passiamo, ma lo Statuto rimane!”. Un punto di arrivo quindi, ma soprattutto un punto di partenza.
Al fondo di questa maratona ci sembravano emergere due cose: che l’intesa unanime fosse stata possibile perché la fraternità è una tensione che tutti portano dentro, al di là del fatto che fare il bene comune è difficile, perché tanto diversi sono infatti i modi con cui lo si vuole raggiungere. E che la fraternità diventerà, per il Consiglio Comunale, non tanto una bacchetta magica che risolve problemi istantaneamente o elimina le differenze, ma il principio a cui ri-orientarsi e da cui ripartire ogni qual volta emergerà la naturale fatica di accettarsi così, diversi.
Uscendo, alzando gli occhi abbiamo visto uno squarcio di cielo azzurro che cercava di farsi spazio tra le nuvole, immagine che sicuramente raffigura meglio di tante parole ciò che abbiamo visto e vissuto dentro a Palazzo Civico.